RASSEGNA STAMPA

IL SECOLO XIX - «Al G8 di Genova c'erano 3 mila guerriglieri»

Genova, 22 maggio 2010

«Al G8 di Genova c'erano 3 mila guerriglieri»
il capo della polizia incontra gli studenti: giusto comunque punire i colpevoli
Manganelli parla della sentenza di condanna dei suoi uomini: «Si isola l'abuso del singolo da tutto il resto»

Rievoca «la presenza di tremila guerriglieri provenienti da Paesi esteri», e si rammarica perché «in questo contesto si isola l'abuso del singolo poliziotto da tutto il resto». Poi però promette: «Gli abusi non vanno comunque giustificati, ma puniti e perseguiti».
Il capo della polizia Antonio Manganelli è ad Avellino, incontra gli studenti del liceo scientifico "Pietro Colletta" e risponde alle loro domande sulla sentenza per l'irruzione alla Diaz dopo il G8 del 2001, sulle 26 condanne comprese quelle a carico dei più importanti investigatori italiani. Manganelli, dopo aver commentato genericamente nei giorni scorsi il ribaltamento della sentenza di primo grado e aver assicurato che nessuno sarebbe stato rimosso fino alla Cassazione, entra per la prima volta nello "specifico" dei comportamenti: «Attenzione a non fare confusione tra quella che è la regola e quella che si presenta come un'eccezione. Quella vicenda è certamente servita per avviare una serie di riflessioni, ma il bombardamento mediatico, anche di questi giorni, presenta un'immagine che contrasta profondamente con la verità storica». Il motivo è chiaro: «Si dimenticano le devastazioni inferte alla città, la presenza nel capoluogo ligure dei guerriglieri esteri e dentro questo contesto si isola l'abuso del singolo poliziotto da tutto il resto». Anche se non manca la promessa di «punire» chi dovesse risultare responsabile».
Il momento decisivo sarà il pronunciamento della Cassazione, cui saranno presentati ricorsi in serie. E proprio su questo tema è intervenuto ieri Marco Valerio Corini, il legale di alcuni fra i "big" condannati (fra loro il capo del Dipartimento centrale anticrimine Francesco Gratteri e il direttore del Servizio centrale operativo Gilberto Caldarozzi). «È profondamente sbagliato sostenere com'è accaduto da più parti in questi giorni che non saranno più possibili giudizi di merito sull'operato di questi poliziotti alla Diaz. Se la Suprema corte dovesse annullare la sentenza di secondo grado, sarebbe celebrato un nuovo processo d'Appello, con nuova valutazione nel merito, e non solo in diritto, dei comportamenti tenuti quella notte». Si fanno sentire anche i legali dei (pochi) assolti. Alfredo Biondi, difensore di Pietro Troiani (accusato di aver trasportato le molotov e assolto dall'accusa di calunnia), insiste su un dettaglio chiave: «Per anni Troiani è stato al centro di accuse convergenti, dagli inquirenti e dagli stessi poliziotti imputati, che gli addebitavano un ruolo cruciale nella costruzione di prove false. La cancellazione della calunnia (è rimasto il falso) dimostra che non era così e la piena assoluzione di Burgio apre spazi in Cassazione. Troiani poi è l'unico poliziotto che non è stato promosso».

M. IND.